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COMUNICATO STAMPA
Anno XXXV n.6
26 marzo 2019
COSI' PARLO' MASSIMO BONDI'
FRODE O IMMORALITA' NELLA RICERCA?
Patologo e Chirurgo generale, L.D. Patol. Chir. e Proped. Clinica Università La Sapienza-Roma, MD General Surgeon Sidney-Australia, Presidente Comitato Medico-Scientifico Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente. Grande medico, un luminare, che ha saputo coniugare scienza ed etica e denunciare, primo in Italia e forse nel mondo, espianti/trapianti come crimini, anticipando che in neurologia il fattore tempo è decisivo e che il coma è un sintomo non una diagnosi.
Su Il nuovo medico d'Italia, 2007, sottolineava la cosiddetta 'research misconduct'. Frode e/o immoralità nella ricerca? “E' noto che i ricercatori o cosiddetti scienziati alterano talora i risultati delle loro indagini. Un progetto di ricerca investe oltre a notevoli mezzi finanziari, anche e soprattutto la personalità del ricercatore il quale dovrebbe pubblicare il risultato della sua indagine anche se è negativo, contrario alle sue aspettative ed eticamente non accettabile. Ciò accade soprattutto nei casi in cui la ricerca ha uno scopo innovativo da divulgare. Un esempio dimostrativo è il seguente. Nel lontano 1968 cardiochirurghi di fama vollero tentare di sostituire un cuore malato con uno sano. Le incognite erano molte, ma una cosa era certa: il cuore da trapiantare doveva essere vivo e vitale. Per ottenere tale risultato si prelevò il cuore da un soggetto a cuore pulsante e sistema cardiocircolatorio funzionante. Per giustificarsi con la Corte che indagava, insospettita che si trattasse di un soggetto non morto in quanto 'con il cuore pulsante', i cardiochirurghi comunicarono che il soggetto era cerebralmente morto. E' un caso palese di 'research misconduct' che tuttora persiste. La espianto-trapiantologia attuale è infatti fondata su una distorta realtà. Si prelevano organi vivi e vitali da soggetti dichiarati 'in morte cerebrale'. Così facendo ed operando si altera la verità scientifica e clinica. Organi vivi e vitali non possono appartenere a soggetti con il cervello morto. E' stato ampiamente dimostrato. Nell'affrontare il tema della scienza è doveroso pertanto ricordare che la 'morte cerebrale' costituisce un esempio di disonestà nella scienza e nella clinica...”
Per un ricordo più vivo di
Massimo Bondì, segue una video-intervista di 6 minuti del lontano 1991, prima
che la legge equiparasse il coma cosiddetto depassé alla morte, ovvero “morte
cerebrale”:
https://www.youtube.com/watch?v=fQrIQ0p7Jw8
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